Anthony Perkins. … o Norman Bates ?

di Renato Villa

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NON SONO STATO IO… NON LO SO…

 

Li ho uccisi io.

Tutti.

O meglio, li ha uccisi mia Madre.

Non so ancora chi sia stato, tra noi due.

So solo che sono rimasto intrappolato in  questa mia vita alternativa, nella quale una Madre non c’è.

Mi accorgo che ho completamente perso la testa, e non mi capacito assolutamente di quello che mi sta accadendo.

Sono rimasto il Figlio della Madre, l’Assassino, il Gestore del Motel.

Non ho più avuto un nome.

 

 

Quel giorno, quando mi arrivò la notizia, mi misi  a ballare dalla gioia.

Girare un film con il Maestro, con Sir Alfred Hitchcock, per me attor giovane era un punto d’arrivo mai sognato.

Ma c’era una cosa che mi lasciava qualche perplessità.

Il mio ruolo.

Non avevo mai interpretato un “cattivo”, tanto meno di quel tipo.

Io ero un attore da film brillanti, da commedie, alla peggio da storie certamente non “nere”.

PSYCHO invece è una storia allucinata.

È la storia di un elogio alla follia.

 

*

 

Quando lei si presentò al Motel e mi chiese una stanza, in  lei vidi la donna  che non avevo mai avuto.

Alta, bionda,sorridente, elegante.

E dolce.

Le offrii la cena, approfittando di un temporale tale che faceva sembrare la pioggia una muraglia.

E la guardai mente, perplessa, fissava i miei animali impagliati.

Un hobby come un altro, in fondo.

 

*

 

Sir Alfred mi disse che mi aveva scelto apposta, e che mi aveva voluto come contrapposizione al personaggio del racconto.

Io, magro, tranquillo e quasi impaurito dal mondo circostante.

Lui arrogante, grasso, untuoso, antipatico.

Il progetto del Maestro era quello di farmi rendere simpatico un personaggio odioso.

Devo ammettere che non era certo un compito facile.

D’altra parte, quello che aveva in testa lui era imperscutabile, irraggiungibile.

A me nasceva solo il sospetto di essere coinvolto in qualcosa di epocale.

 

*

 

Sapevo che la Madre non apprezzava che si fermassero al Motel delle ragazze, specialmente se belle.

Ma quella notte, con quell’acqua, sarebbe stato criminale non concedere una camera a quella ragazze infreddolita e cercava rifugio dalla pioggia.

Non avrei mai immaginato il proseguimento della nottata.

In fondo, non avevo fatto niente di male.

Avevo procurato un cliente al Motel.

Ma qualcuno era in agguato.

E io, io… non  potevo fare nulla.

 

*

 

Quando iniziai a calarmi nella parte, mi accorsi che c’era qualcosa che mi prendeva e non  mi lasciava più andare.

Un’ombra  nera che avvolgeva il mio personaggio e  che cominciava a farmi venire strani e cupi pensieri.

Era la prima volta che accadeva.

Poi, il Maestro iniziò le riprese delle scene nel Motel.

Una antica casa gotica che metteva paura solo a guardarla torreggiava sopra la zona delle riprese.

E lì, c’era un a finestra sempre illuminata.

Dietro, si vedeva una sagoma.

 

La Madre.

 

*

 

No.

Non volevo che accadesse.

Non me lo sarei mai aspettato.

Non credevo che la Madre avrebbe reagito così, come invece fece.

In quel modo crudele.

Le urla, il sangue, il corpo macellato dalle coltellate non me li scorderò più.

Indelebili.

Terrificanti.

E io ne ero responsabile.

Io.

Anche se non avevo fatto nulla.

Aveva fatto tutto la Madre.

Lo sapevo, l’avevo temuto.

Ed ora mi trovavo a dover risolvere una situazione pericolosa.

Ma sapevo già cosa fare.

Il laghetto e la macchina.

Erano l’unica cosa da fare.

E la feci.

 

*

 

All’inizio, mi sentivo come non mi era mai successo.

Stralunato.

Perché la vita che dovevo instillare in Norman era una vita da incubi.

Poi il Maestro venne a parlarmi.

Voleva la mia timidezza, il mio comportamento solito.

Non dovevo essere uno psicopatico.

Dovevo essere simpatico, e lasciare alla gente il sospetto che ci fosse qualcun altro in quel posto maledetto.

E la scena della doccia fu terrificante da vivere, dall’esterno.

Ma come Norman fu una cosa esaltante.

Ma io non sono Norman…

 

*

 

Poi vennero a cercare la ragazza.

Sapevo che sarebbe successo. 

Uno era un poliziotto privato, e di lui so solo che la Madre se ne sbarazzò senza problemi.

Io avevo i miei impegni al Motel, cercando di fare la mia parte di presenza.

In fondo era la mia unica fonte di guadagno.

Ma la Madre  continuava a lasciare prove.

Restava a me il  compito di farle sparire.

Restava a me il compito di proteggerla.

Restava a me il compito di far sapere al mondo che era viva.

Che quel corpo mummificato che si trovava nella casa non era quello della Madre.

Io ero assolutamente innocente.

Non avevo fatto nulla.

Avevo solo fatto sparire le prove.

Ma non avevo colpe.

Avevo solo difeso la Madre.

 

Io non sono Norman…

io non sono Norman…

 

io sono Norman…

 

io sono Norman…

io sono Norman…

Autore: remogandolfi

Amo gli ultimi. Quelli spesso perdenti, autodistruttivi, sfigati fino all'inverosimile. Qui proverò a raccontare qualche piccola storia dei tanti che ho amato, nello sport, nella musica e nel cinema. Accompagnato da tanti amici con le mie stesse passioni.

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