di Lisa Azzurra Musetti
Medellín, 2 luglio 1994.
Lui, Andres Escobar, difensore della nazionale Colombiana è a cena al ristorante Padua con la moglie e altre due signore.
Probabilmente la sua testa ed il suo cuore sono ancora impegnati a pensare e ripensare all’autogol che proprio lui fece, pochi giorni prima, durante il Campionato del mondo di calcio negli Stati Uniti e che costò l’eliminazione della sua nazionale dalla competizione.
Certe cose fanno male, anzi malissimo, ma alla fine tutti fanno errori. c‘è chi sbaglia un rigore in finale, chi il rigore della sconfitta lo procura, chi sbaglia un gol a porta vuota…insomma tutti posso commettere errori in campo.
Ma siamo in Sud America. Le cose sono diverse, siamo in un posto dove il sangue e l’acqua si mescolano, dove i cuori spesso battono al ritmo dei tocchi di palla dei calciatori e dove la Dea Eupalla è venerata come forse in nessun altro posto al mondo.
Andres esce un attimo dal ristorante ma davanti alla sua auto trova alcuni uomini facenti parte del gruppo paramilitare dei Pepes. Iniziano a discutere, a litigare, Andrei viene deriso ed offeso proprio per l’autogol in nazionale. Ad un certo punto però uno di questi uomini Humberto Muñoz Castro, tira fuori una mitragliatrice e dopo avergli urlato uno sprezzante “Grazie per l’autogol” gliela scarica addosso.
La corsa in taxi verso l’ospedale con la moglie è ovviamente inutile, Andres è morto.
Ma si può realmente uccidere un uomo solo per un autogol? Si, se dietro questo sport così importante in quella parte di mondo c’è un giro di scommesse clandestine da capogiro. Qualcuno azzardò perfino una vicinanza del calciatore al narcotraffico ma probabilmente solo a causa del cognome che condivide con il più famoso narcotrafficante della storia: Pablo Escobar.
Muore così Andres, a ventisette anni, fra le braccia della moglie.
Un proverbio colombiano recita “Chi ti vuole bene ti farà piangere” . Lui la sua Colombia l’aveva amata e poi fatta piangere, ma al contrario di una donna lei non lo ha perdonato.
Riposa al cimitero di San Pietro a Medellín e, anche se credo che certe anime non riposino mai veramente, spero possa farlo in pace.