di CRISTIAN LAFAUCI
Potremmo affermare che alla base del giornalismo ci sia il raccontare delle storie ? Probabilmente sì , anche se solo in parte : nell’etica reale di questa professione ci sta il diritto / dovere a tenere informata la gente , in modo che possa sapere davvero come gira il mondo intorno a sé ; il far si che chiunque possa formarsi un’opinione in merito agli avvenimenti che caratterizzano la vita . Per arrivare a ciò , il giornalista è colui che non si accontenta di ” veline ” e versioni ufficiali , è colui che prima di tutto per capire meglio lui , scava , cerca , va oltre apparenze e dichiarazioni di circostanza ; è colui che non demanda a terzi , ma si reca in prima persona dove i fatti stanno accadendo al fine di conoscere e comprendere .
È colui che spesso e volentieri si trova nei luoghi dove , più che le storie , sta avendo luogo ” la ” storia , ed è testimone di fatti che segneranno profondamente il mondo ed il corso degli eventi . Una grande opportunità , vero ; tuttavia , di frequente , un rischio ed un pericolo , principalmente per la propria incolumità ed esistenza , ancora maggiore . Ma chi glielo fa fare ? non potevano starsene a casa loro ? spesso ci si domanda questo… Altresì proviamo a pensare cosa sarebbe il mondo senza queste persone che reputano che il nostro diritto ad essere al corrente e quindi consapevoli di ciò che avviene intorno a noi , sia ben più importante ed abbia la priorità sulla loro stessa vita….
Sidney Schanberg , giornalista statunitense del NY Times , si trovava in Asia dai primi anni 60 : era a capo della redazione del Times a New Delhi dal 1964 al 1973 ; elemento esperto e capace , seguiva per la sua testata quella parte di mondo e tutti i ribaltoni e sconvolgimenti che riguarderanno India , Pakistan e Bangladesh . Finché nel 1973 iniziò ad occuparsi del sud est asiatico ; la vecchia Indocina al tempo teatro di sanguinosi conflitti : principalmente il Vietnam , coinvolto da plurime e disastrose guerre , prima contro la potenza coloniale francese e dopo ( dalla metà del decennio precedente all’arrivo di Schanberg sul posto ) contro l’esercito statunitense .
Per gli americani ormai il Vietnam era diventato un pantano senza via d’uscita , nel quale il governo di Washington stava pagando un prezzo altissimo , sia in termini di spesa bellica che di vite umane ; i guerriglieri nordvietnamiti puntavano inesorabilmente su Saigon , la capitale del sud aveva ormai i giorni contati e l’amministrazione americana cercava soltanto un’uscita di scena il meno ingloriosa possibile . Schanberg e altri stavano sul campo a raccontare all’occidente quei momenti , ma oltre a quel terribile conflitto , anche nei paesi limitrofi non si stava certo meglio , al contrario la situazione stava degenerando anche nella confinante Cambogia .
Fino al 1970 il sovrano Sihanouk era riuscito a tenere lontano il suo paese dalla guerra , ma la sua neutralità era mal vista da Nixon e Kissinger ; venne così favorito il colpo di stato del maresciallo Lon Nol che spodesto ‘ il monarca e trascino’ nel baratro la nazione . La politica decisamente filo statunitense della nuova giunta , anni di bombardamenti a tappeto , oltre che aumentare spaventosamente la povertà , fecero aumentare il consenso verso un’ala fino a quel momento minoritaria di guerriglieri , conosciuti come ” Khmer Rossi “.
I due paesi erano accomunati da un destino simile : da una parte i Vietcong stavano cingendo d’assedio Saigon , dall’altra i Khmer Rossi erano ormai prossimi a conquistare la capitale Phnom Penh ; Schanberg e colleghi stavano seguendo sul campo gli sviluppi della crisi cambogiana , e l’ormai inesorabile ed imminente caduta dei regimi filo statunitensi del posto . Durante la sua permanenza in Cambogia , Sidney lego’ particolarmente con un fotoreporter e col passare del tempo , quello che prima poteva essere un cordiale rapporto professionale , assunse i toni di una profonda amicizia .
Quel fotografo si chiamava Dith Pran e per lui seguire quello straziante conflitto non era soltanto una questione deontologica , dato che Pran era cambogiano , era la sua terra che stava sprofondando nell’abisso . Schanberg prima ancora che raccontare , cercava di capire , ed il contributo di Pran fu fondamentale al fine di avere una prospettiva più ampia ed esauriente sul contesto . I vari giornalisti discutevano tra loro , si scambiavano punti di vista , e tutti convennero su di un particolare : mentre in Vietnam , i guerriglieri vietcong erano avvicinabili e non avevano problemi nel parlare con la stampa , ne tanto meno a esporre la loro verità , i Khmer rossi erano un enigma : nessuno li aveva mai visti , nessuno era riuscito a parlare con loro , e tutti i giornalisti che avevano provato ad incontrarli , erano spariti nel nulla , svaniti .
Una vota anche Sidney e gli altri avevano rischiato grosso : si erano spinti fino alla prima linea dove imperversavano i combattimenti , ed erano stati bloccati dalle truppe governative ; probabilmente sarebbero stati anche fucilati se Pran non fosse intervenuto e , dopo lunghe e concitate discussioni , convinse i soldati a lasciarli andare . Sid si rendeva conto di dovere la vita alla mediazione di Pran e fece quello che pote’ : tramite conoscenze all’ambasciata Usa riuscì ad ottenere che Dith e famiglia potessero lasciare il paese con un elicottero dei marines e quindi trasferirsi negli stati uniti .
Si sa bene come , al termine di una guerra civile , sia un momento tutt’altro che tranquillo : epurazioni , rese dei conti e fucilazioni sono una triste e consueta appendice ; figurarsi poco qui…in quelle molte zone del mondo in cui , tranne che per gli aspetti geopolitici , la sorte della gente non interessa a nessuno , e dove la vita umana ha un valore prossimo allo zero…. Pran acconsente a mettere al sicuro i propri cari , ma all’ultimo momento decide di restare , almeno lui , in patria : qualcuno deve documentare ciò che accade e che accadrà . Inoltre è il suo paese , perché scappare se uno non ha fatto nulla di male.. .oltretutto Sidney è un amico , potrebbe avere problemi , perciò un aiuto può essere provvidenziale .
Invece , alla caduta di Phnom Penh il 17 aprile 1975 , si inizia a capire che le sofferenze e i drammi di questa martoriata terra , non stanno certo per finire : tutt’altro… I Khmer rossi confinano tutti gli stranieri , giornalisti compresi , all’interno dell’ambasciata francese , mentre i cambogiani verranno immediatamente evacuati dalla città ; Sidney e gli altri , resisi conto della gravità della situazione , tentano con un espediente di far passare Pran come straniero e di metterlo al sicuro con loro , purtroppo però senza successo . Pran dunque deve lasciare il rifugio all’ambasciata , Sidney lo vede varcare i cancelli e da quel momento non avrà più notizie sulla sorte del suo amico . Nei giorni seguenti gli stranieri verranno condotti al confine con la Tailandia , e da lì in poi , ciò che avverrà in territorio cambogiano , rimarrà per chiunque un mistero .
Poco alla volta , dai racconti dai racconti di chi è riuscito a scappare dal paese trovando rifugio in Tailandia , emergono i primi sconvolgenti dettagli su cosa stia accadendo oltre confine : si parla di massacri , esecuzioni sommarie di proporzioni disumane , strade , corsi d’acqua e pozzi colmi di cadaveri . I racconti dei rifugiati paiono tanto raccapriccianti quanto incredibili , si fa fatica a credere che tanta brutalità stia davvero avendo luogo ; invece purtroppo , è tutto drammaticamente vero .
Ormai al posto della Cambogia ci sta un girone infernale , un luogo dove le atrocità commesse superano anche la fantasia più perversa e brutale , una società dove chiunque sappia anche solo leggere o scrivere o si macchi della ” colpa ” di portare gli occhiali , viene ucciso , un paese dove le città sono ormai deserte e la gente è stata portata coattamente a lavorare nei campi o nelle risaie , una gerarchia sociale dove i più temuti e crudeli sono i bambini , trasformati dalla follia del regime in spie , aguzzini ed assassini .
Pran è stato risucchiato in quell’inferno e cerca giorno per giorno di sopravvivere , la sua vita è scandita da lavoro massacrante , cibo scarso , vessazioni , percosse e il costante terrore di venire ucciso , fosse anche per il più banale dei motivi ; anche per questo si fa passare da analfabeta , sa perfettamente che senza quella farsa il suo destino sarebbe segnato e lui diventerebbe uno dei tanti cadaveri senza nome sparsi per la Cambogia . Sidney non sa tutto ciò , non sa neppure se il suo amico sia ancora in vita , il suo reportage cambogiano gli frutta il premio Pulitzer nel 1976 ; lui non perde occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto stia accadendo nel paese asiatico e per cercare di avere notizie sulla sorte di Pran .
In cuor suo si sente in parte colpevole : se solo avesse insistito maggiormente , ora il suo amico sarebbe in salvo negli stati uniti con la sua famiglia , invece al momento non sa neanche se sia ancora vivo o meno…. Questo dramma esistenziale inserito nel contesto ancor più drammatico di un genocidio , si protrae fino al 1979 : infatti in quell’anno il regime cambogiano , non pago di quanto inflitto al suo stesso popolo , scatena una guerra contro il confinante e riunificato Vietnam . Le truppe di Hanoi infliggono una durissima lezione alle folli ambizioni espansionistiche dei Khmer rossi , e approfittando del momento di confusione e sbandamento generale , numerosi forzati di campi e risaie si danno alla fuga , cercando di raggiungere la frontiera tailandese .
Pran è tra questi e attraversa giungla , fiumi e i pericoli del caso per cercare scampo ; è sopravvissuto a 4 lunghi anni di prigionia , sofferenze e privazioni , ora vuol tornare ad assaporare la libertà , a tornare a forgiarsi della dignità di essere umano , a riabbracciare i suoi cari , a rivedere il suo amico americano . E lo rivedrà di li a poco , in un campo profughi oltre il confine thai , e quell’incontro , emotivamente denso di significato , segnerà un nuovo inizio del loro sodalizio umano e professionale , resistito ai drammi e alle assurdità al termine delle quali si sono ritrovati .
Da questa storia il regista Roland Joffe’ realizzerà pochi anni dopo il celebre film ” urla del silenzio ” , nel quale il ruolo di Pran è interpretato da Haing Ngor . Non è stato difficile per lui calarsi nella parte , ma allo stesso tempo è stato come rivivere un incubo . Perché ? Perché Ngor , cambogiano anch’esso , di professione medico , fu a sua volta internato in un campo di lavoro per 4 lunghi anni .
Purtroppo per Ngor quegli anni furono riempiti di un fardello se possibile ancora peggiore di quello patito da Pran : infatti in quel periodo già di suo irto di sofferenza , la moglie di Ngor stava per dare alla luce il loro figlio , Haing capisce subito che durante il parto ci sono dei problemi , però non può fare nulla , neanche parlare , dare un consiglio , altrimenti sarebbe stato scoperto e avrebbe significato morte certa per tutti quanti . Quindi deve rassegnarsi ad assistere alla morte della sua consorte per complicazioni postume al parto…. Immobile , impotente , senza poterla evitare in alcun modo…
Con questo ulteriore dolore trova comunque la forza per sopravvivere , per cercare scampo , per raggiungere a sua volta la salvezza in Tailandia . In seguito si trasferisce negli Usa , scrive un libro dove racconta la sua storia , viene poi scelto per interpretare Pran nel film di Joffe ‘ che gli vale il premio Oscar nel 1985 come attore non protagonista . Continua con buoni risultati nel mondo del cinema e , parallelamente , nella sua opera di sensibilizzazione e memoria su ciò che fu l genocidio cambogiano .
Fio al febbraio 1996…. a Los Angeles dove risiede ,viene assassinato da una gang di suoi connazionali ; ufficialmente si parla di un tentativo di rapina finito tragicamente , anche se in fase processuale emergono dubbi e perplessità . Si ipotizza anche possa trattarsi di un omicidio su commissione… Nel 2009 un ex ufficiale del regime dei Khmer rossi raccontò che l’ordine di eliminare Ngor venne da Pol Pot in persona , in quanto l’attore , con la sua opera di tener viva la memoria su quell’olocausto , aveva causato un ulteriore e grave danno alla loro reputazione…. Rimane la morte di un uomo , uno dei milioni di uomini uccisi in quella brutale ed insensata follia che cambiò per sempre la storia di un paese ormai segnato da un passato indelebile ; un passato popolato da fantasmi che , ancora adesso , agitano il sonno dei vivi .