di REMO GANDOLFI
“Sapevo che prima o poi sarebbe successo.
Non si può vivere come ho vissuto io gli ultimi dieci anni della mia vita e poi stupirsi del fatto che prima o poi il tuo corpo decida di presentarti il conto.
D’altronde non potevo proprio fare diversamente.
Bere mi piace, mi è sempre piaciuto.
Mi è servito a vincere la timidezza e a diventare brillante e spiritosa come da tutti sono sempre stata considerata … sul palco di un teatro, davanti ad una telecamera e nella vita di tutti i giorni.
“Stasera esco solo se c’è anche Yootha !” era la frase che ho sentito dire per anni dai miei compagni di teatro e dagli amici della troupe fin dai tempi di “On the buses” agli inizi degli anni ’60.
E una volta fuori, a cena o al pub, mica potevo deluderli !
Sono sempre stata accorta però.
Non andavo mai oltre il mio limite quando mi trovavo insieme ad altre persone e bevevo meno di molti altri nelle occasioni “sociali”.
Anche perché, diciamocelo, a me birra o vino non è che piacessero poi un granché !
Io sono sempre stata per cose che “dentro” ti scaldano davvero … come il brandy o la vodka.
Con quelli mi “scioglievo” sul serio !
Per anni ho girato con la mia piccola “scorta” nella borsetta.
Ed era con quello che mi tenevo su.
Una volta quasi mi scoprirono.
Eravamo al pub e ad un certo punto mi sono alzata per il mio … terzo o quarto giro alla toilette.
Non per fare pipì ovviamente !
“Certo che Yootha è veramente una donna speciale. Non solo non si lamenta mai ed è sempre allegra e spiritosa, ma è l’unica donna che conosco che non ha bisogno di una amica al fianco per andare a pisciare !”
Era la voce di Roy Kinnear, uno degli attori della compagnia che era con noi quella sera.
Roy non è certo un fulmine di guerra e di sicuro non ha certo pensato a come potesse essere “letta” questa cosa.
Qualcuna delle ragazze invece, sono sicura che qualche dubbio lo avesse già sul motivo dei miei frequenti viaggetti in bagno.
“Finalmente ci sei arrivato Roy !” gli ho risposto girandomi verso di lui.
“Semplicemente sto aspettando che sia TU a venire alla toilette con me !”
Le solite risate di rito, Roy che arrossisce e tutto che torna nella norma.
Non sono mai stata avvenente.
Anzi, diciamolo.
Sono proprio un po’ bruttina.
Ma recitare è sempre stato il mio sogno, fin da bambina.
Anche se in una famiglia di musicisti sembravo destinata a fare altro.
Però ho capito fin da subito che il pubblico, se non puoi farlo innamorare, hai solo due altre alternative: o farlo ridere o farlo piangere.
Quando mi hanno chiamata per il primo provino per avere la parte di Mildred, una frustrata donna di mezza età nella bellissima e popolare sit-com “Un uomo in casa” (di cui non mi perdevo una puntata !) ero eccitata come una ragazzina al primo appuntamento.
E’ bastato guardarmi intorno quando mi sono trovata in mezzo alla dozzina di attrici selezionate che ho capito che la parte poteva essere mia.
Ho visto solo un sacco di ragazze carine, tutte più o meno famose ma che con quella parte non c’entravano proprio nulla.
Così è stato.
Ero diventata “Mildred”, la metà di quella sgangherata coppia di coniugi capaci di avere un approccio praticamente opposto a tutti gli aspetti della vita.
Ero già felicissima così.
Avere una parte nella serie più popolare di tutto il Regno Unito mi sembrava già il massimo.
Ma Brian Murphy ed io (mio marito “George”) capimmo subito che qualcosa di grosso stava per succedere.
Dopo poche puntate in cui eravamo entrati nella serie come vicini di casa di Robin, Chrissy e Jo, il ragazzo che conviveva con due avvenenti ragazze e protagonisti di una serie incredibile di equivoci, eravamo diventati subito popolarissimi.
Ovunque andassi per tutti ero diventata “Mildred”.
Quasi nessuno mi chiamava più con il mio vero nome.
La stessa cosa valeva per “George”, Brian Murphy.
Ce l’avevamo fatta.
Dopo anni di particine in film di seconda categoria, o in serie tv più o meno riuscite, o su e giù per l’Inghilterra su palchi di piccoli teatri di provincia finalmente anche per me era arrivata la parola a cui ambiscono tutti, ma proprio tutti, quelli che fanno questo mestiere: SUCCESSO.
Quando la produzione, meno di due anni dopo, decise addirittura di creare una nuova sit-com incentrata proprio su “George & Mildred” Brian ed io credevamo di impazzire !
Si, ce l’avevamo proprio fatta.
Con il successo, e qualche soldo in tasca in più, arrivarono però anche le pressioni, sempre più assillanti.
Quelle che ti danno gli altri e quelle che dai a te stessa, per diventare sempre più brava, simpatica e brillante.
Per me c’era sempre stato un solo modo per affrontare gli alti e i bassi di questo mestiere … e della vita in generale: bere.
Però non posso dire che non siano stati anni fantastici !
Tra il 1976 e il 1980 abbiamo fatto dei numeri spaventosi.
Ad un certo punto c’erano 20 milioni di spettatori a seguire ogni puntata.
E tutto questo nonostante il fallimento del mio matrimonio.
E nonostante io abbia continuato a bere sempre di più.
Facevo fatica ormai a scolarmi meno di una bottiglia di brandy al giorno.
Ho compiuto 53 anni due giorni fa.
Li ho compiuti qui in ospedale.
I medici sono stati molto chiari.
Il mio corpo e il mio fegato in particolare non ce la fanno più.
Sono al capolinea.
Fra poco, come tutti i giorni che il buon Dio ha mandato in terra da quando sono ricoverata qua dentro, da quella porta entrerà il mio amico Brian.
Si, proprio lui, “mio marito George”.
Arriverà con quel suo sorriso furbo e ingenuo allo stesso tempo e con l’immancabile mazzo di fiori in mano.
Si siederà accanto al mio letto, mi prenderà la mano e inizierà a raccontarmi bugie.
Come ha fatto in tutti questi giorni da quando sono qui in questo letto di un ospedale di Westminster.
Mi parlerà di come sarà la prossima serie che gireremo insieme, delle battute che vuole suggerire ai produttori, della prossima tournée che faremo in Australia o in Nuova Zelanda … o magari in Spagna o in Italia dove siamo diventati popolarissimi.
Lo sa bene lui come lo so io.
Non ci sarà mai più nessuna serie, nessuna tournée e non ci saranno più spettatori a ridere delle nostre batture e dei nostri litigi.
Ma Brian è così … marito disastroso nella finzione e amico meraviglioso nella vita.
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Quattro giorni dopo aver compiuto 53 anni, esattamente il 24 agosto del 1980, Yootha Joyce morirà in quel letto di ospedale di Westminster, a Londra.
Sarà un fegato ormai distrutto dall’epatite e dagli eccessi a portarsela via, vittima di un alcolismo che da anni la vedeva sempre più dipendente.
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Yootha Joyce Needham nasce a Wandsworth, un distretto a sud di Londra, il 20 agosto del 1927. Lascia gli studi a 15 anni, per inseguire il sogno di diventare attrice.
Il padre, Hurst Needham, è un cantante di buona fama e la madre Jessica Revitt, è una pianista di musica classica.
Yootha Joyce si iscrive alla Royal Academy of Dramatic Art e tra gli alunni del suo corso c’è un certo Roger Moore.
Sean Connery è un altro attore con cui lavorerà agli inizi della sua carriera.
Nel 1956 sposa il collega Glynn Edwards da cui si separerà, senza avere figli, nel 1968.
Curiosamente Glynn Williams raggiungerà anch’egli il successo alla fine degli anni ’70 interpretando la parte della barista nella serie poliziesca “Minder”.
Yootha, nonostante la delusione per la fine del rapporto con Glynn, rimarrà in ottimi rapporti con l’attore di origine gallese.
A tal punto che, come ricorda l’amica Adrianne Hamilton, “Yootha era così dolce, buona d’animo e incapace di voler male qualcuno. Quando il suo ex-marito Glynn aveva bisogno di lei non poteva e non VOLEVA astenersi dall’aiutarlo. Perfino correndo a consolarlo quando Glynn rompeva i rapporti con la fidanzata di turno !”.
Le qualità di Yootha, che aldilà di un viso spigoloso e di una bocca non esattamente perfetta aveva comunque due occhi davvero belli ed espressivi, viene notato da diversi registi anche di cinema.
Ha parti di rilievo in “The Pumpkin Eater” e in “ Our Mother’s House” ma è nelle serie televisive che ottiene parti più prestigiose.
Recita in una serie poliziesca intitolata “The Avengers” a fianco del grande John Steed, o in “Me Mammy” a fianco di Milo O’Shea.
Nel 1973 arriva “Man about the house”, il conosciutissimo “Un uomo in casa” che lancia Mildred verso un successo senza precedenti in Gran Bretagna, Australia e in diversi paesi europei, Spagna e Italia fra questi.
Ma il salto definitivo arriva nel 1976 quando “George&Mildred” diventa una sit-com che ha proprio come protagonisti Yootha e il vecchio amico Brian Murphy.
Il telefilm entra nelle case di tutta la Gran Bretagna e di mezza Europa e la simpatia della burbera Mildred e del distratto e pigro George arriva a toccare vertici di popolarità enormi.
La vita privata di Yootha però non è brillante e fortunata come quella davanti alla telecamera.
Qualche anno dopo la separazione dal suo amato Glynn inizia una relazione con Terry Dickson, un componente dello staff della casa di produzione.
Terry è molto più giovane di Yootha e la cosa, anche se crea qualche turbamento all’inizio, finisce per essere accettata da amici e dallo staff.
Le persone più vicine a Yootha non evitano di metterla in guardia dai pericoli di questo tipo di relazione.
Conoscono Yootha e sanno che mette tutta se stessa in ogni cosa che fa.
Che sia la recitazione, l’amicizia … e i rapporti sentimentali.
Nel frattempo il successo è diventato tale che per Yootha diventa sempre più difficile avere una vita normale, tanto più che i giornali scandalistici adorano mettere il naso nella storia tra una famosissima attrice di mezza età e un giovane, rampante e belloccio manager.
La relazione finisce.
Yootha torna ad essere sola.
Con una bellissima e grande casa, con tanto denaro in tasca e ormai stanca anche del ruolo di Mildred dal quale diventa ogni giorno di più difficile uscirne.
L’alcol diventa il rifugio alla sua frustrazione e alla sua solitudine.
Dei suoi problemi, con l’alcol prima e di salute poi, sanno in realtà in pochissimi.
Perfino del suo ricovero si riescono a tenere nascoste modalità, motivazioni e luogo.
La sua morte arriverà praticamente per tutti assolutamente inaspettata.
… come quasi sempre capita alle persone sole …
ANEDDOTI E CURIOSITA’
La madre di Yootha, Jessica, oltre ad essere una eccellente pianista ed una bellissima donna, aveva una grande spiritualità.
Di qui la decisione di chiamarla “Yootha”, nome particolare con origini aborigene che significa “gioia”.
Quando Yootha è ancora una bambina la madre la porta da una medium che rimarrà folgorata dalle capacità intellettuali e spirituali di Yootha.
“Questa bambina ha un talento naturale e farà qualcosa di grande nel campo delle arti” fu il responso della medium. “E’ come una farfalla. Può muoversi liberamente dove vuole e chiunque sarà sempre felice di averla vicino”.
La medium avrà ragione. Yootha sarà amata e benvoluta da ogni persona che ha avuto la fortuna di incontrarla e condividere con lei parte del suo cammino.
“Un uomo in casa”, del 1973, sarà come detto la svolta alla carriera di Yootha.
La situation-comedy che cambierà radicalmente la sua vita e che purtroppo servirà anche ad accelerare quel processo di autodistruzione in atto ormai da anni.
In questa serie, imperniata sulla convivenza dei tre protagonisti, un giovane uomo scapolo e due ragazze molto carine che vivono nello stesso appartamento e ricca di malintesi, valanghe di doppi sensi e pulsioni più o meno mascherate, la produzione decide di inserire una coppia di coniugi di mezza età che vivono nell’appartamento vicino ai tre ragazzi.
Si chiamano George Roper e Mildred, sua moglie.
Hanno personalità fortemente contrapposte.
Lei alla ricerca di un riscatto sociale, di frequentazioni di livello superiore e soprattutto di attenzioni dal marito che invece è assolutamente refrattario non solo a “scalate sociali”, ma adora il suo stato di disoccupazione, frequentare gli amici del pub e rifiuta con ammirevole stoicità e convinzione tutte le avances della più focosa Mildred.
Il loro impatto è devastante.
Pare, come racconterà Brian Murphy (George) qualche anno dopo, che “ogni famiglia in Gran Bretagna potesse vantare dei vicini come George e Mildred … quando spesso proprio chi puntava il dito sui vicini ne era in realtà l’esempio più lampante” !
La casa di Produzione, la Thames, capisce che il ferro va battuto finché è caldo e nel 1976 nasce una nuova “sit-com” : George&Mildred.
Venti milioni di spettatori regolari nel Regno Unito e per tutte le cinque serie prodotte mai un’uscita dalla “Top Four” di gradimento televisivo dei sudditi di Sua Maestà.
Come detto la dipendenza dall’alcol di Yootha non è solo degli ultimi anni della sua vita. Ci sono stati momenti anche in passato in cui il suo “vizio” era praticamente fuori controllo. Si racconta che durante una tournée teatrale, molto prima di diventare “Mildred”, Yootha venisse rinchiusa nel proprio camerino per non permetterle l’accesso al suo personale “veleno” prima di andare in scena.
Ma la dipendenza, si sa, acuisce il cervello.
Così Yootha riuscì ad ingraziarsi un inserviente del teatro che provvedeva a … rifornirla attraverso la serratura della porta del suo camerino …
Il famosissimo gruppo degli SMITHS (Morrissey era un grandissimo ammiratore di Yootha) le dedicò la copertina del singolo “Ask” dove Yootha è ritratta in primo piano in un bellissimo quanto enigmatico sorriso.
Infine, le parole del grande amico Brian Murphy, il “marito” George Roper.
“Fin dall’inizio legammo in maniera incredibile. Stesso senso dell’umorismo, stessa capacità di sdrammatizzare ogni situazione e stessa enorme passione per il nostro lavoro.
E quando Yootha entrava in scena cambiava tutto. Aveva carisma, padronanza e una presenza tali che “riempiva” letteralmente lo schermo. Nessuno, io compreso, aveva un dubbio in proposito: lei era l’assoluta star dello show.”
Come sempre la prima parte è “romanzata” da chi scrive e non corrisponde a fatti realmente accaduti ma prende spunto da tanti racconti, interviste, articoli sulla grande attrice inglese che personalmente ho amato tantissimo e alla quale spero di avere reso giustizia facendola conoscere ai tanti che non hanno mai avuto la fortuna di vederla recitare nella parte di Mildred, una delle “maschere” più divertenti, dissacranti e oneste della storia della televisione.