KEITH MOON: il batterista burlone.

di ANDREA PELLICCIA

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A quarant’anni dalla morte ricordiamo il leggendario batterista degli Who, protagonista non solo di straordinarie performance sul palco ma anche di scherzi memorabili (e costosi)

 

“Tutto quello che vi hanno raccontato su Keith Moon è vero.

E vi hanno raccontato solo un decimo dei fatti.”

Alice Cooper

 

La limousine avanzava lentamente, incolonnata nel traffico delle auto dirette nella zona dell’aeroporto di Los Angeles. L’autista volse lo sguardo allo specchietto retrovisore interno: aveva visto aprirsi lo sportellino che separa la cabina di guida dallo spaziosissimo vano riservato ai passeggeri.

A fare capolino era il viso di un giovanotto con i capelli a caschetto. – Senta, dobbiamo tornare con urgenza in albergo – disse con tono asettico. – Ho dimenticato una cosa.

L’autista deglutì, si era reso subito conto delle implicazioni che avrebbe comportato quell’imprevisto. Si sforzò di mostrarsi calmo. – Signore, ho il dovere di informarla che se torniamo indietro, con tutta probabilità perderete il vostro aereo.

Il ragazzo sbuffò. – Al diavolo l’aereo, chi se ne frega se arriveremo tardi per il concerto. Torniamo in albergo.

L’autista attese pochi secondi, sperando che qualcuno dei passeggeri lo convincesse a rinunciare alla sua richiesta. Ma dal retro non arrivò nessuna voce.

– Come desidera, signore – disse, infine, rassegnato, prima di imboccare l’uscita che li avrebbe riportati al punto di partenza.

Non ci volle molto per fare ritorno in albergo, il traffico era in direzione opposta. – Ecco fatto, quasi me ne dimenticavo! – esclamò il ragazzo mentre rientrava in auto visibilmente soddisfatto.

Si era fatto ridare le chiavi della stanza, era risalito, aveva staccato il televisore dalla presa di corrente e lo aveva scaraventato nella piscina sottostante.

Keith Moon, il batterista dei The Who, uno dei maggiori gruppi rock di tutti i tempi, è il protagonista di questo gesto ricordato da Roger Daltrey, il cantante della band: gli altri componenti sono Pete Townshend (chitarrista e compositore della maggior parte delle canzoni) e John Entwistle (bassista). Keith non era certamente nuovo ad atteggiamenti sopra le righe; i suoi eccessi si manifestavano soprattutto nel corso dei soggiorni nei costosissimi alberghi riservati a lui e alla band nelle tournée in giro per il mondo.

Il lancio del televisore dalla finestra dell’albergo era il suo “sport” preferito. Ma ne ha combinate anche molte altre. Ha distrutto la maggior parte delle camere d’albergo in cui ha alloggiato. Ha guidato una Cadillac nel giardino di un albergo finendo intenzionalmente dentro la piscina. Ha distrutto un letto con il materasso ad acqua mentre provava a farlo entrare in un ascensore. Ha terrorizzato gli abitanti di diversi villaggi della Gran Bretagna attraversandoli a bordo di un’auto e gridando da un megafono che era in arrivo un’inondazione o un’invasione di serpenti velenosi.

È considerato il più grande burlone della storia del rock: si stima che nella sua “carriera” abbia provocato danni per un ammontare superiore ai 500.000 dollari . Ma faremmo un torto enorme se lo ricordassimo solo per questo.

Keith Moon è stato soprattutto uno dei più straordinari batteristi della storia del rock. Se gli Who sono considerati una delle più grandi band di tutti i tempi e, secondo il mio modesto parere, la migliore insieme ai Led Zeppelin nelle esibizioni dal vivo, buona parte del merito va attribuita all’incredibile mix di talento, creatività e tecnica di Keith Moon. È stato uno dei primi batteristi rock a utilizzare la doppia cassa, diventata in seguito uno dei “marchi di fabbrica” dell’heavy metal, ed è considerato il maestro di molti batteristi delle generazioni successive.

La rivista Rolling Stone l’ha posizionato al secondo posto tra i migliori batteristi di tutti i tempi. Al primo posto c’è John Bonham dei Led Zeppelin. E con John Bonham condivide la tragica sorte della morte prematura.

Keith Moon è morto esattamente quarant’anni fa, il 7 settembre 1978, a soli 32 anni. La causa più probabile un’overdose di farmaci. John Bonham è morto due anni dopo.

 

“Spero di morire prima di diventare vecchio”. Pete Townshend l’ha scritto, Keith Moon l’ha messo in pratica.

Autore: remogandolfi

Amo gli ultimi. Quelli spesso perdenti, autodistruttivi, sfigati fino all'inverosimile. Qui proverò a raccontare qualche piccola storia dei tanti che ho amato, nello sport, nella musica e nel cinema. Accompagnato da tanti amici con le mie stesse passioni.

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