RAITH ROVERS: Il sogno dell’Olympiastadion.

di SIMONE GALEOTTI

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Fu una sensazione, non una certezza. Fu un illusione, un abbaglio; può capitare quando non sei abituato a certi palcoscenici e la storia ti corre accanto senza rendertene conto se non in un secondo momento scollato dal quel presente. Eppure il tabellone dell’Olympiastadion di Monaco di Baviera aveva lettere grandi, luminose, e recitava un risultato: Bayern Munchen 0- Raith Rovers 1: Danny Lennon al 43esimo del primo tempo.

Tutto vero, ma anche tutto passeggero; il Bayern di Klinsamnn, Babbel e Papin, ribaltò il risultato superando il turno dopo aver già messo le cose in chiaro nella partita d’andata.

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Francamente penso che chi si innamora del calcio lo fa essenzialmente per dei particolari che a chiunque altro sfuggirebbero, o nella più probabile delle ipotesi, trascurerebbe ritenendoli privi di importanza. Si, perché esiste un sottobosco assolutamente curioso che ogni tanto riemerge dai cassetti della memoria o meno metaforicamente dai miei veri cassetti, pieni di libercoli, fogli ingialliti, biglietti d’ingresso, e altre amenità. Ovvio, non si può ricordare tutto come è altrettanto difficile conservare tutto. E probabilmente non è neppure necessario o desiderabile. La memoria resta un meccanismo selettivo, decide da sola cosa abbandonare, lasciandoci il compito di capire il perché a posteriori. Altre volte rimane un segno su una rivista, un risultato scarabocchiato o una semplice fotografia. Ed ho la sensazione che queste cose abbiano verso di me una sorta di aspirazione, di anelito, tipo il soffio d’aria provocato dal passaggio di un fantasma che desidera farsi notare. Eccolo il dettaglio di cui parlavo, il vantaggio del piccolo Raith Rovers nella Coppa Uefa 1995/96 sul campo dei blasonati tedeschi che mi ha invitato a controllare l’attualità delle cronache perché nell’incantevole Stark’s Park si sono posizionati in testa al campionato di terza divisione grazie al manager John McGlynn che sta gestendo a dovere un gruppo dove la prolificità realizzativa di Lewis Vaughan e James Gullan sta tirando una volata chiaramente ancora lunga da decifrare ma stare lassù resta un vantaggio.

A ripensare agli anni d’oro di questo club, all’icona Jimmy Nicholl, alla vittoria contro il Celtic nella finale di Coppa di Lega

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e alla conseguente partecipazione europea, adesso fa un po’ sorridere questo loro navigare nelle serie inferiori ma, di necessità virtù, i Rovers si sono mossi con perizia pure per non dover fare a meno dell’antico campo da gioco. Il terreno dello Stark’s Park era stato affetto da una malattia chiamata “Black Layer”, una patina nerastra che impedisce il drenaggio, limitando l’ossigenazione dell’erba, la quale lentamente tende a sparire. I trattamenti apparvero subito costosi e inutili; l’afflizione sembrava più dura del previsto da rimuoversi. A quel punto il club, vistosi in difficoltà, pensò dapprima di installare un campo sintetico, tuttavia, consapevole del desiderio dei sostenitori di mantenere quello tradizionale, la dirigenza iniziò a intrattenere colloqui con i migliori botanici dell’Università di Edimburgo allo scopo di trovare la cura giusta per non perdere la superficie naturale. Alla fine gli esperti hanno raccomandato una versione geneticamente migliorata di una rara erba orientale conosciuta come “Floral Poi”, le cui radici affondano molto più in profondità dell’erba normale, il che significa che il terreno ha maggior aerazione e i risultati sono stati soddisfacenti, anzi, la qualità di queste zolle ha diminuito il numero delle partite annullate a causa di pioggia o intemperie varie.

Incantevole Kirkcaldy, disposta sul fianco di un braccio di mare che si insinua nel cuore della Scozia fino a stringersi in una sinuosa vena in prossimità di Stirling. Daniel Defoe, autore del celebre romanzo Robinson Crusoe, definì la cittadina “One street, Onte mile long“ossia, una strada lunga un miglio, ed è su questa via che dal 1305, annualmente, si svolge il Links Market, la fiera più lunga al mondo nel senso topografico del termine.

Il Raith Rovers, fondato nel 1883, indossa una meravigliosa maglia navyblue con sul petto un leone rampante detto Roary Rover. Nell’antico gaelico scozzese la parola “Rath” significa fortezza o comunque residenza fortificata, ecco perché forse a Kirkcaldy hanno scelto questo appellativo per la loro squadra, rifacendosi alla vicina rocca di Ravenscraig. Ciò detto a tutt’oggi ci sono ancora diverse controversie sull’etimologia del nome portate avanti da animosi appassionati seduti sui legnosi sgabelli del Penny Farthing in High Street. Un episodio curioso è datato 1967 quando il commentatore della BBC David Coleman dopo che i Rovers avevano battuto in casa il Queen of the South per 7-2, esclamò convinto:

“Stasera ci sarà un mucchio di gente a festeggiare per le vie di Raith”.

Un po’ come se da noi avessero detto che le strade di Atalanta sono colme di tifosi in delirio. Risulterà una delle gaffe televisive peggiori di sempre, ma è acqua passata e anche Harry Ritchie, super tifoso dei Rovers, nel suo “Take my whole life too” ci ironizza sopra; in ogni caso l’importante è che oggi allo Stark’s Park stanno tornando a cantare.

 

Autore: remogandolfi

Amo gli ultimi. Quelli spesso perdenti, autodistruttivi, sfigati fino all'inverosimile. Qui proverò a raccontare qualche piccola storia dei tanti che ho amato, nello sport, nella musica e nel cinema. Accompagnato da tanti amici con le mie stesse passioni.

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