IAN “STU” STEWART: il sesto Rolling Stones.

stu colori

di REMO GANDOLFI

Beh, sentirsi dire da Keith Richards “Ehi amico non hai un bell’aspetto … perché non ti fai vedere da un medico ?” sembra quasi il finale di una barzelletta.

Keith Richards che dice a me di prendermi cura di me stesso … vi rendete conto ???

Uno come lui che riuscire a vederlo sobrio e lucido per 24 ore di fila è un’impresa assoluta !

Keith ed io ci conosciamo da tanti anni.

Eravamo insieme fin dall’inizio.

Anzi, in realtà risposi prima di lui ad un annuncio pubblicato da un “certo” Brian Jones che voleva fondare un gruppo blues.

Keith arrivò qualche settimana dopo e subito dopo di lui un suo vecchio amico che diceva di cavarsela bene con il canto.

Un” certo” Mick Jagger.

Con loro fondammo i Rolling Stones, nome inventato su due piedi da Brian durante un intervista per una rivista musicale.

stu with rolling

Dicevo di Keith.

E’ un ragazzo d’oro anche se ha più vizi di un imperatore romano.

Fu lui, più di tutti gli altri, ad incazzarsi di brutto quando il nostro manager di allora, Andrew Loog Oldham, decise di tagliarmi fuori dal gruppo.

“Ragazzi, Stu non c’entra niente con voi e con l’immagine del gruppo” disse ai tempi Andrew.

“Voi siete sporchi, cattivi, maledetti e ribelli … lui sembra uno appena uscito da un turno in miniera”.

“E poi sembra il classico “bonaccione” che al pub paga una pinta a tutti”.

Ci rimasi malissimo ovviamente.

Avevamo già fatto qualche concerto e ce la stavamo giocando alla grande.

E poi essendo l’unico che aveva un lavoro fisso ero riuscito con i miei risparmi ad acquistare un piccolo furgone per gli spostamenti del gruppo.

Fu allora che Keith prese le mie difese.

“Non ce ne fotte un cazzo Andy se Stu è brutto, grasso o troppo gentile ed educato … lui sa suonare il suo piano come non ho mai visto fare da nessun cazzo di bianco finora” furono più o meno le parole che Keith disse al nostro agente.

A quel punto Oldham mi propose di continuare a suonare in studio per la band … e di guidare il nostro furgone nei trasferimenti.

A  fare in pratica da “road manager”.

“Stu, manda tutti a fare in culo. Con quelle mani sai quanto ci metti a trovare un altro gruppo ?”

Grazie Keith, amico mio.

Solo che io non voglio andare in un altro gruppo.

Keith, Mick, Bill, Ron e Charlie sono i miei amici.

Come lo era il povero Brian.

Io sto bene con loro e non me ne vado da nessuna parte.

In fondo anche se non sono e non sarò mai un membro ufficiale del gruppo e la mia faccia non apparirà sulle copertine dei dischi e sui rotocalchi non è certo la fine del mondo !

Sono il primo a sapere di non essere esattamente un adone !

Però capimmo tutti fin dall’inizio che stavamo creando qualcosa di speciale.

All’inizio facevamo solo cover ma le facevamo così bene che in breve ovunque andavamo a suonare c’era sempre un folto gruppo di ragazzi (e ragazze !) che ci seguivano dappertutto su e giù per l’Inghilterra.

Quando decidemmo che era ora di iniziare a scrivere cose nostre fu un momento meraviglioso

Mick e Keith passavano giornate intere a scrivere i testi, a cercare i riff e le melodie.

Furono momenti intensissimi e soprattutto … sereni !

Mick e Keith erano così assorbiti dalla loro nuova veste di compositori che non dovevo dannarmi tutto il santo giorno a tenere lontano da loro ragazze e spacciatori !
Sono passati più di 20 anni da allora ma siamo ancora al top.

Negli ultimi mesi qualche screzio tra Mick e Keith c’è stato ma sono certo che si risolverà presto.

Sono come il pane e il burro: separati hanno molto meno sapore …

Seguirò comunque il consiglio di Keith … mi farò visitare.

Anche se tutte le volte che ci penso mi viene da ridere !

Keith Richards che dice a me “Ehi amico, lo sai che hai una brutta cera ?”

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Keith Richards aveva ragione.

Ian Stewart, il sesto Rolling Stones, morirà nella sala d’aspetto del medico dove aveva deciso di farsi visitare dopo che nelle settimane precedenti aveva sofferto di spasmi e difficoltà respiratorie.

Un infarto lo stroncherà a soli 47 anni.

“Stu era il collante che per più di 20 anni aveva tenuto insieme i Rolling Stones”.

Così dirà di lui l’amico Keith Richards che probabilmente deve alla presenza costante, quasi fraterna di Ian Stewart, tanti provvidenziali “interventi” per la sua stessa salute.

“Stu” così chiamato da tutti, non fu solo determinante per il suo lavoro al piano e alle tastiere nei primi dischi dei Rolling Stones, ma lo fu altrettanto per la sua figura quasi paterna nei confronti di quegli scapestrati dei suoi amici.

Era lui che c’era nei momenti di difficoltà personali.

Era lui che scarrozzava il gruppo in ogni angolo del paese … cercando sempre di trovare tranquilli e sicuri

alberghi fuori città, per tenere lontane (almeno in parte !) le tentazioni a cui amavano NON resistere Keith e compagni.

Li tutelava, li proteggeva, li difendeva …

Era la coscienza dei Rolling Stones.

E poi c’era la sua enorme competenza musicale.

“Tutto quello che facevamo doveva piacere a Stu” ricorderà Mick Jagger.

“Senza la sua approvazione sapevamo che c’era qualcosa che non andava, che si poteva migliorare” amava raccontare il cantante delle “Pietre Rotolanti”.

Non è un caso che i Rolling Stones, in particolare Keith e Mick, attraversarono il periodo peggiore della loro carriera proprio negli anni successivi alla morte di Stuart, prima di ricomporsi, sanare le fratture e ripresentarsi al grande pubblico con il disco “Steel Wheels” per ripartire poi per un tour mondiale sempre “sold out”.

Ian Stewart era nato in un piccolo paese minerario della Scozia, Pittenweem, ma la famiglia si trasferì nel Surrey quando Stu aveva solo 4 mesi.

Ciò non impedì a Ian Stewart di conservare per sempre il suo pronunciato accento scozzese, di cui andava particolarmente fiero.

Una delle più belle testimonianze dell’affetto e della riconoscenza dei Rolling Stones nei confronti del loro amico Ian Stewart ci fu in occasione dell’inserimento della Band nella celeberrima “Rock and Roll Hall of Fame” avvenuta nel 1989.

I Rolling chiesero, ed ottennero, che vi fosse inserito anche il nome di Ian Stewart accanto a quelli di Mick Jagger, Keith Richards, Brian Jones, Charlie Watts, Ron Wood e Bill Wyman.

Ma la più bella testimonianza nei confronti di Stu rimane la frase che gli dedicherà Keith Richards nella sua famosissima autobiografia “Life”.

“Ian Stewart. Io ancora oggi lavoro per lui.

Perché i Rolling Stones sono la “sua” band”.

stu e mick

 Come al solito la prima parte raccontata in prima persona è opera dell’autore e non sono le parole di Ian Stewart.

E, come al solito, il tutto è stato accompagnato da una ricerca approfondita sul bravo e sfortunato “Stu”… il sesto Rolling Stones.