di CRISTIAN LAFAUCI
Una storia che , ripensandoci , mettendola a confronto con il calcio attuale , sembra davvero lontana , ben più di quello che in realtà è : anni luce ; soprattutto per approccio , spirito e finalità .
Era la fine dell’800 quando il verbo del calcio iniziò a uscire dai confini britannici per fare proseliti un po’ ovunque ; naturalmente tra i vari posti in cui giunge , ci sono anche i Balcani , destinati , nei decenni a venire , a fornire diversi ed eccellenti interpreti dello spettacolo calcistico .
Ma torniamo agli albori e più precisamente a Spalato , dove nel 1890 nasce Nikola Gazdic. Allora non ci stavano ingaggi milionari , sovraesposizione mediatica ; ci stava solo una maglia bianca , che più che una maglia era una camicia senza stemma e numero , ma che significava che eri parte dell’Hajduk Spalato .
Allora il calcio era uno sport relativamente giovane , non ci stava ancora quella molla economica che muoveva tutto ; si giocava per pura e semplice passione , per amore verso un pallone che rotola avanti e indietro per il campo .
Nikola ovviamente era tutt’altro che immune da quella passione : ne rimane folgorato e le sue pregevoli doti tecniche , lo portano a diventare un punto fermo dell’attacco .
Gazdic ha quel fiuto che hanno gli attaccanti di razza ; naturale predisposizione verso il fine ultimo e più bello di questo gioco : ovvero metterla dentro .
Gli riesce davvero bene , visto che nella sua carriera in maglia bianca , metterà a segno 106 reti in 91 partite disputate .
Facciamo ora , invece , un piccolo salto in avanti , e più precisamente agli anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale : ‘c’è voglia di ripartire e di lasciarsi alle spalle gli orrori vissuti in quel periodo .
Il calcio contribuisce a tornare a far pensare a cose più leggere e a regalare un sorriso e un’emozione alla gente .
L’Hajduk si reca a Zagabria per disputare un paio di partite contro il Gradjanski e l’Hask ; esce sconfitto in entrambe le gare .
Si sa che , storicamente , da quelle parti , le vicende sportive vengono prese piuttosto sul serio : Nikola viene additato come uno dei principali responsabili della debacle ; uno con le sue doti avrebbe potuto e dovuto fare di più….
Sembrerà paradossale , ma tira una brutta aria e Gazdic , per il quieto vivere , è costretto a trasferirsi a Belgrado : per lui non è solo una sconfitta , ma un’onta , lui ha sempre dato tutto per quella maglia , perché quell’accanimento nei suoi confronti ? E soprattutto perché privarlo della gioia di giocare , e perché no , di riscattarsi con il suo amato Hajduk ?
L’occasione arriva : il 22 maggio 1921 a Spalato ci sarà la rivincita contro il Gradjanski ; Nikola ha già deciso , tenterà con ogni mezzo di convincere la società a fargli prendere parte a quella sfida .
In ballo non ci sono trasferimenti ingaggi faraonici con altre squadre , non ci sarà una copertura televisiva dell’evento ; manco l’hanno ancora inventata la tv !
Saprà dell’incontro solo chi lo ha giocato e chi era allo stadio quel giorno….magari ci sarà giusto un trafiletto sperduto tra le pagine di un quotidiano….
Per Nikola ci sarà solo la gioia di scendere in campo e l’opportunità di smentire chi lo aveva accusato per quella sfortunata trasferta a Zagabria .
Ma per lui ci sta una sfida ancora più dura nel voler giocare questo incontro , un avversario che può essere fatale , decisamente peggio del più ostico difensore : Nikola è malato di tubercolosi ed i medici , venuti a sapere dei suoi propositi , cercano di farlo ragionare e di impedirglielo in ogni modo .
Scendere in campo in quelle condizioni può essere troppo rischioso per lui , potrebbe rimetterci la vita .
Gazdic lo sa , lo ha decisamente messo in conto , ma giocare a calcio e prendersi la sua rivincita , vale ogni rischio .
Continua a pressare i dirigenti dell’Hajduk per essere negli undici , e alla fine da Spalato si convincono : se proprio ci tiene , sarà convocato !
La notizia per Nikola è una gioia immensa ; non sta bene , è vero , ma quel giorno sarà diverso , se lo sente ; in fondo come si stoppa un pallone , come si dribbla , come si tira e si segna , lo sa e certe cose le hai dentro e non ti scordi certo come si fa…..
Quel 22 maggio , negli spogliatoi prima della gara , Gazdic nel prepararsi all’incontro , ripete tutte quelle ritualità , quei gesti del prepartita ; ma stavolta è differente , un po per il male che c’è , si sente , sarebbe inutile negarlo ; ma c’è anche una determinazione , unita alla soddisfazione di aver ritrovato quanto sembrava perso , che , sembra impossibile , ma fa passare in secondo piano la malattia che lo sta minando .
In campo è quel piacere tipico di chi ama questo gioco : dall’odore dell’erba , al suono del pallone a seconda di come viene calciato , e anche se Nikola sta male , molto male , quell’ennesima partita vissuta da protagonista funge come da anestetico : ogni sorta di energia , fisica e mentale , è concentrata sul gioco ; il resto è come se non esistesse .
E anche se il Gradjanski passa in vantaggio , non cambia niente , anzi aumenta la voglia e la concentrazione per ribaltare il risultato ; mentre in campo si disputa un incontro , Nikola ne sta disputando un altro contro il suo fisico che , poco alla volta , lo sta abbandonando .
E chissà da dove , ma arrivano quelle forze che , unite alla sua tecnica e alla sua volontà , gli permettono di mettere a fuoco lo spiraglio giusto e di battere il portiere avversario .
Un goal del pareggio che è come una droga : la gioia suprema per chi gioca a calcio ; e ora Gazdic non lo ferma più nessuno , è immarcabile , ha ritrovato energie che credeva scomparse .
Dopo l’ennesimo scatto , a un difensore non resta che atterrarlo in area : rigore !
Nikola lascia l’onore del penalty a Mantler che segna , nel boato del pubblico , la rete del sorpasso : definitivo , che resterà tale sino al 90 °.
Gazdic viene portato in trionfo dai tifosi entrati in campo ; è un uomo felice , ha fatto ciò che amava , nonostante tutto quello che potesse comportare , e si è preso la sua meritata rivincita , non potrebbe chiedere altro alla vita .
Purtroppo , poco dopo negli spogliatoi , tra le risate e l’esultanza , quei colpi di tosse , le mani piene di sangue … i compagni che accorrono per capire cosa stia succedendo …” va tutto bene “, ” tranquilli , non è niente “, un accenno di sorriso , come a minimizzare….” sono contento così “, ” ce l’ho fatta “, ” avete visto ? e quelli là che non credevano più in me….”