Piccole biografie dei MALEDETTI dello sport e dell'arte.
BOBBY SANDS: L’allodola.
di SIMONE GALEOTTI
L’ALLODOLA
“There’s an inner thing in every man”.
L’avevi scritta tu Bobby: “C’è qualcosa nel profondo di ogni uomo”.
Avevi scritto non solo del sentimento di indipendenza, avevi fatto intendere che c’era anche un tutt’uno con la vita. Perché propugnare una causa suicidandosi è un controsenso a meno che il suicidio non sia la scelta terribile di sapere che non sopravvivresti alla fine della libertà. Ed è una scelta che non vale per gli altri. Per gli altri vale come simbolo, come esempio. Un gesto disperato eppure lucido, appuntato nelle tue lettere di giovane repubblicano chiuso nella tenaglia del Blocco H del carcere di Long Kesh. Eri riuscito a procurarti di nascosto una biro e scrivevi su fogli di carta igienica. Scrivesti finché ne avesti la forza firmandoti con il nome di tua sorella. Solo dopo la tua morte la famiglia e i compagni scoprirono, nel tuo corpo sfinito, le pagine di un diario che di quei tremendi momenti eri riuscito a tenere.
Robert “Bobby” Gerard Sands combattente per la causa irlandese è morto in carcere il 5 maggio 1981 a 28 anni al termine di 66 agonici giorni di sciopero della fame.
Hai offerto di te un ritratto di grande dignità e serenità, nessun fanatismo ma un analisi continua tesa ad approfondire e a spiegare quello che molti, mentre lo stavi compiendo, giudicavano solo “un folle gesto”. Nella tua quotidiana solitudine non c’era posto per il misticismo, nessun calvario, nessun Cristo crocifisso sul Golgota, piuttosto una fede profonda, da uomo sano, che ha un ideologia e dalla quale con coraggio sa che non può transigere.
“Oggi cantavano gli uccelli. Uno dei ragazzi ha provato a portarmi del cibo. Né ieri sera, né questa sera è passato il prete. Stasera mi hanno anche impedito di vedere il mio avvocato.”
Tappe di un processo di isolamento sempre più spietato.
“Penso che mi trasferiranno in un’aula del carcere deserta, prima del previsto. Mi spiacerà lasciare i ragazzi ma so che la strada che ho preso è difficile e tutto va conquistato. Oggi mi sono sentito mancare due volte e mi sento piuttosto debole. Il fatto di portarmi in cella grandi quantità di cibo non crea per loro (ì secondini) nessun problema, e io lo so che ogni singolo fagiolo, ogni singola patatina viene contata, pesata. Poveri stronzi, non si rendono conto che il dottore, con i test che mi fa, è in grado di rintracciare la presenza di qualsiasi genere di cibo. Nonostante tutto, non ho nessuna intenzione di toccare i loro bocconi. Di notte, per ora, dormo bene, visto che evito di dormire di giorno. Ho persino fatto dei bei sogni e fino ad oggi non ho avuto mal di testa. Mi chiedo: fino a quando riuscirò ad andare avanti con questi appunti? Alla mia amica Jennifer hanno dato vent’anni, ne sono sconvolto. Non ho dubbi o ripensamenti su quanto sto facendo perché so che quello che io ho passato da otto anni a questa parte, soprattutto negli ultimi quattro anni e mezzo, altri lo passeranno, ragazzi e ragazze che oggi vanno ancora a scuola; il piccolo Gerard o Kevin e migliaia di altri. Non ce la faranno a farci passare per dei criminali, non ce la faranno a privarci della nostra identità, non ce la faranno a sottrarci la nostra individualità, a de-politicizzarci, a riciclarci dentro al sistema, all’istituzione, come robot docili e ammodo. Non ce la faranno mai a etichettare con la parola terrorista la nostra lotta per la liberazione. Sono sconvolto di fronte alla logica degli inglesi. In otto secoli, non una volta sono riusciti a piegare la volontà di un uomo che rifiutasse di essere piegato. Non ce l’hanno mai fatta a scoraggiare, conquistare, demoralizzare la nostra gente e non ce la faranno mai. Sarò un peccatore ma sono felice, e se è il caso, morirò.”
Tu, Bobby, che hai trascorso gli ultimi dieci anni della tua vita dietro le sbarre dopo essere stato condannato per possesso illegale di armi da fuoco,
tu, figlio sventurato del proletariato cattolico nordirlandese che si era dovuto abituare fin da subito alle violenze, al sangue, agli arresti e ai gas lacrimogeni di una drammatica guerra civile,
tu, che dovevi correre a scuola stringendo la mano della tua sorellina schivando le sassaiole dei tuoi coetanei protestanti,
tu, che avevi visto la tua casa e quella dei tuoi compagni date alle fiamme,
tu, e altri bambini cacciati dalla squadra di calcio del quartiere,
tu, costretto a dover cambiare tre volte abitazione per via della persecuzione dei paramilitari lealisti,
tu, che trovasti un breve, vacillante sollievo nel quartiere operaio di West Belfast,
tu, che hai visto germogliare le Brigade, l’IRA, la dura, inevitabile conseguenza armata di chi dice basta, di chi decide di reagire, di non arrendersi,
tu allodola nera che canta la libertà, voce gaelica che forgia spiriti incrollabili,
tu, emblema della lotta contro l’oppressione,
tu, Bobby Sands, tenutario di un atto attraverso il quale hai cambiato te stesso per provare a cambiare la storia, fino al sacrificio supremo.
Amo gli ultimi. Quelli spesso perdenti, autodistruttivi, sfigati fino all'inverosimile.
Qui proverò a raccontare qualche piccola storia dei tanti che ho amato, nello sport, nella musica e nel cinema. Accompagnato da tanti amici con le mie stesse passioni.
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