GIA GARANGI “Il cigno nero della moda”

di LISA AZZURRA MUSETTI

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È il 18 Novembre del 1986 e siamo a Philadelphia,  negli Stati Uniti.  Il tempo è un tripudio di pioggia, le gocce scendono incessanti dal cielo come fossero lacrime. Anche un’infermiera del Hahnemann University Hospital sta piangendo. Sono le dieci del mattino e lei ha appena coperto con un lenzuolo un corpo. Sotto quel lenzuolo vi è una stella caduta. Il viso distrutto,  rovinato dall’abuso di eroina eppure ancora bellissimo, un fisico deperito e mangiato da un morbo che nei mistificati anni ottanta sembrava essere quasi uno status symbol : l’ AIDS.  Sotto quel lenzuolo, a soli ventisei anni, si è addormentata per sempre colei che è ritenuta una delle prime vere top model: Gia Maria Carangi.

La bellissima Gia nasce, terzogenita, nel Gennaio del 1960 da padre di origini italiane e madre di origini irlandesi e dopo la separazione di questi ultimi,  quando lei ha quindici anni, rimane a vivere col padre ed I fratelli.  La ragazzina è la classica ribelle incazzata con il mondo e come spesso accade riversa quell’ odio in un inizio di autodistruzione attraverso l’uso di stupefacenti e pessime compagnie. Qualcos’altro però cambia la sua vita in quel periodo, cioè la scoperta della sua omosessualità.

Due anni dopo l’ancora teenager Gia incontra in un locale un fotografo che le propone uno shooting.  Perché no?

Il book realizzato arriva all’agenzia di moda newyorkese “Wihelmina Models”. Impossibile non notarla,  lei è troppo diversa. Le altre sono magrissime, lei è snella e forte,  le altre sono algide, lei è sanguigna, le altre sono ghiaccio,  lei è fuoco.  Il contratto arriva immediato ed il successo pure.  Tutti la vogliono : Armani, Dior, Versace, Yves Saint Laurent… ma alle leggi naturali non si scappa ed una in particolare dice che tutto ciò che sale prima o poi deve scendere. Lei non ha mai smesso di drogarsi ed alla morte,  causata da un tumore, della sua migliore amica nonché amante Wihelmina Cooper la signorina Carangi perde il controllo della sua esistenza.  Gli stilisti la vedono svenire sulle passerelle, i fotografi ed i truccatori non riescono più a nascondere le tracce dei buchi da siringa che cospargono il corpo della ragazza ed i giornalisti non tollerano più i suoi scatti isterici dovuti alle crisi di astinenza.

La supermodel decide di provarci, di entrare in un centro di riabilitazione. I traumi che rievoca attraverso le varie sedute furono tremendi: violenza domestica da parte del padre,  psicologica da parte della madre è perfino stupri da vari spacciatori. Il “cigno bianco” del fashion business aveva perso le sue piume ed era diventato il “cigno nero” come nel balletto classico di Cajkovskij. Uscita dall’Istituto passa da un lavoretto precario all’altro tornando in breve tempo a far uso delle Bianche Signore.  Siamo nel 1985 e l’anno successivo, dopo un ricovero praticamente coatto le viene diagnosticato l’AIDS.

Anche al Cigno Nero si erano spezzate le ali.

Quando,  poco dopo averla coperta definitivamente, l’infermiera si voltò con gli occhi ancora umidi vide sul comodino del letto un diario.  Lo aprì senza pensarci.  Queste erano le ultime parole che una donna tanto bella quanto maledetta dagli Dei aveva lasciato al mondo :

“Vita e morte

energia e pace

se mi fermo oggi

ne valeva comunque la pena

anche gli sbagli terribili che ho fatto

e che disferei se potessi

le pene che mi hanno bruciato e lasciato cicatrici sulla mia anima

ne valeva la pena

perché mi hanno permesso di camminare dove ho camminato

che è stato l’inferno in terra

il paradiso in terra

e ritorno

all’inferno

sotto

lontano

in mezzo

dentro

e sopra.”

 

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Autore: remogandolfi

Amo gli ultimi. Quelli spesso perdenti, autodistruttivi, sfigati fino all'inverosimile. Qui proverò a raccontare qualche piccola storia dei tanti che ho amato, nello sport, nella musica e nel cinema. Accompagnato da tanti amici con le mie stesse passioni.

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